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Il Dittico di Jan Provost (1462-1529), composto dalle due piccole tavole “La Madonna della fontana” e “Il Bicchiere di fiori” realizzati nel 1510 circa, è ospitato nella seconda sala dell’appartamento del Cardinale.
Le due scene in origine erano dipinte su un’unica tavola, di cui componevano il fronte e il retro, successivamente sezionata in senso verticale fino a creare due opere autonome; le piccole dimensioni e l’atmosfera intima e colloquiale la qualificano come opera devozionale adatta alla preghiera privata.
La Madonna, pur sedendo sotto un ricco baldacchino mentre tre angeli le pongono la corona sul capo, è ritratta in un atteggiamento spontaneo, mentre interrompe la lettura per volgere il capo verso il Bambino che avvicina il viso al suo e la abbraccia. L’amplissima veste blu le nasconde completamente il corpo e ricade in pieghe aguzze sulla pavimentazione e sul prato costellato di minuscole margheritine di campo. Accanto a lei una fontana in metallo e sullo sfondo una veduta di città. La scena, domestica ed affettuosa, è tuttavia ricca di allusioni simboliche tratte dal Cantico dei cantici, dove la fanciulla, identificata tradizionalmente con Maria, è definita “sorgente d’acque vive”, ma anche “fonte di giardini” e “giardino chiuso”.
Questa simbologia è ripresa anche nel vaso di fiori che ornava il retro del dittico e che costituisce una precocissima natura morta. Il trasparente bicchiere colmo d’acqua rappresenta la castità mariana e il mistero dell’Incarnazione, alla purezza virginale allude anche la rosa bianca senza spine, mentre il garofano rosso richiama la Passione di Cristo e la Resurrezione è invece ben rappresentata dalla margheritina che fiorisce a primavera. La nicchia, che circonda e protegge il bicchiere, evoca l’Hortus conclusus che parzialmente recinge e difende il giardino. Il piccolo dipinto ad olio è giustamente famoso per la raffinatezza degli accordi cromatici e per lo straordinario effetto di trasparenza dell’acqua dentro al bicchiere e dell’ombra portata dal garofano sul fondo della nicchia.
Degno di nota è anche il piccolo argento rappresentante la Madonna con il Bambino, datato 1710 e opera di uno sconosciuto artista napoletano.
Sul fondo della saletta spicca il grande ostensorio in argento dorato, ornato da oltre seicento pietre preziose e dure, realizzato dall’orafo piacentino Angelo Maria Spinazzi nel 1761. Lo sfarzoso manufatto venne commissionato per celebrare il decimo anniversario della morte del cardinale Alberoni e mostra uno straordinario virtuosismo tecnico tardobarocco.
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