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Il Museo Archeologico e il Fegato Etrusco

La Sezione Archeologica, ospitata nella adiacente Cittadella Viscontea, è una raccolta unica di reperti provenienti da scavi archeologici dell’area piacentina, attraverso i quali ripercorrere un viaggio nella storia che ha caratterizzato la vicenda di Placentia romana, dalla sua fondazione nel 218 a. C. sino all’insediamento del Longobardi nel VI secolo d.C.

Il percorso è suddiviso in quindici sale secondo un’impostazione tematica e didattica. Diversi i temi affrontati: le preesistenze nel territorio piacentino prima della colonizzazione romana, la fondazione, le istituzioni, l’economia, i culti, le necropoli fino al passaggio all’alto Medioevo. 

All’interno si trovano circa 1.400 reperti tra cui diverse eccellenze, come il Fegato di Piacenza, l’imponente statua panneggiata firmata dallo scultore ateniese Kleoménes, uno straordinario letto funerario, gli eleganti mosaici pavimentali, le antefisse (elementi decorativi finali delle tegole dei templi, di cultura ellenistico orientale), resti di giochi da tavolo e la Sfinge alata.

Il Fegato Etrusco

Il Fegato Etrusco rinvenuto nel 1877 a Ciavernasco di Settima, in provincia di Piacenza, è il reperto più celebre e importante e costituisce una straordinaria testimonianza delle pratiche scientifiche e religiose etrusche. 

L’oggetto, datato alla fine del II - inizi del I secolo a.C., rappresenta, con sorprendente fedeltà, il fegato di un ovino realizzato in bronzo, le cui dimensioni sono di 126 x 76 x 60 millimetri con un peso di 635 grammi.

Usato dagli aruspici per la loro arte divinatoria, la sua funzione è connessa all’epatoscopia (interpretazione del volere divino mediante l’osservazione del fegato di un animale sacrificato), pratica di divinazione trasmessa in seguito alla religione romana. Il modello in bronzo del fegato fungeva quindi da guida pratica.

 

 


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