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Piacenza tra Seicento e Settecento

Piacenza, a partire dall'età farnesiana, si trasforma in residenza cittadina della classe aristocrarica, la quale avvia una molteplice e stupefacente realizzazione di sontuosi palazzi (nel 1748 si arriva a contarne ben 123 con la presenza di circa 300 famiglie nobili).

Alla costruzione di edifici concepiti secondo il gusto scenografico e fastoso del tempo sono chiamati progettisti ed architetti di fama come Ferdinando Bibiena (1657-1743), Luigi Vanvitelli (1700-1773) e Cosimo Morelli (1732-1812).

Parallelamente ai palazzi, anche gli edifici religiosi aumentano considerevolmente; grazie a ciò Piacenza è nota anche come "la città delle 100 chiese".

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Piacenza tra Seicento e Settecento - Le Tappe

  • Ornano piazza Cavalli le splendide statue equestri di Alessandro e Ranuccio I Farnese, opera dello scultore toscano Francesco Mochi, che le realizzò tra il 1612 e il 1628. Le statue in bronzo, che sono le sculture barocche più importanti della città, si alzano maestose su basamenti con bassorilievi di iconografia farnesiana. Sul lato nord della piazza si trova il neoclassico palazzo del Governatore (1787), progettato dall'architetto Lotario Tomba, sulla cui facciata risalta un calendario celeste perpetuo. Sul lato opposto troviamo palazzo Mercanti (1697), ora sede del Municipio, modello di architettura civile tardo seicentesca con un insolito portico in facciata.

  • In origine la sede della Biblioteca Passerini Landi era il Collegio dei Gesuiti. L'area su cui sorge il palazzo fu assegnata alla Compagnia di Gesù dal Duca Ottavio Farnese. Accanto sorge la maestosa chiesa di S. Pietro (secoli XVI -XVII), destinata in origine al servizio liturgico del collegio, che custodisce al suo interno pregevoli opere di fattura barocca. Nel periodo del riformismo illuminato i Gesuiti furono allontanati dalla città (1774) e il palazzo divenne sede della Biblioteca Comunale Passerini Landi, che possiede, tra gli altri, il più antico codice datato della Divina Commedia.

  • L'oratorio di S. Cristoforo (1690) è opera di Domenico Valmagini che lo realizzò con una pianta a croce greca. Di notevole pregio sono le decorazioni della cupola di Ferdinando Galli Bibiena e Giuseppe Natali. Oggi ospita concerti e rassegne musicali.

  • La chiesa di S. Teresa (1650) è caratterizzata da un'unica navata e da cappelle laterali che custodiscono opere di Roberto De Longe, Giuseppe Natali e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto.

  • L'oratorio di Camposanto Vecchio o chiesa degli Appestati (1640), edificato in area golenale, testimonia la peste di manzoniana memoria che colpì anche Piacenza nel 1630. Il terreno su cui venne realizzato l'oratorio fu utilizzato per seppellire molti degli appestati. La chiesa fu ricostruita nel XVIII secolo e le ossa raccolte nella cripta.

  • Databile alla metà del XVIII secolo, presenta una facciata di 75 metri che insiste sulle strette strade della Piacenza romana. Importanti sono i balconcini d'angolo. Al piano nobile i timpani delle finestre hanno mascheroni e decorazioni in stucco. Dal 1913 è sede della Banca d'Italia.

  • Palazzo Galli, della seconda metà del XVII secolo, presenta diverse fasi decorative: gli affreschi del salone d'onore, di gusto classicheggiante con storie di Giulio Cesare, risalgono alla fine del XVII secolo, la sistemazione della facciata è del XVIII secolo, mentre successivi interventi sono stati realizzati tra il XIX e l'inizio del XX secolo con la copertura in vetro e ferro del cortile interno. Oggi ospita manifestazioni espositive e culturali.

  • Costruito nella seconda metà del XVIII secolo, presenta una pianta semplice ricollegabile ad altri palazzi piacentini, arricchita da materiali e decorazioni preziose. Un bellissimo giardino all'Italiana è visibile dallo stradone Farnese.

  • Databile alla prima metà del XVIII secolo, presenta una facciata incompleta (su 21 finestre previste se ne contano 14). Il timpano centrale è in stile rococò con stucchi e pregevoli ferri battuti. L'organizzazione dell'edificio è ad U sullo spazio verde, dove si aprono due giardini, il primo all'Italiana e il secondo all'Inglese. Gli affreschi del salone d'onore sono opera di Ferdinando Bibiena e di Giovanni Evangelista Draghi, e sono un capolavoro manifesto della "veduta per angolo", attraverso costruzioni architettoniche dipinte capaci di suscitare inganni ottici. Oggi ospita l'Ente museo palazzo Costa - Fondazione Horak.

  • Il Cardinale Giulio Alberoni (1664-1752), rappresentante dei Farnese e poi primo ministro di Filippo V di Spagna, unì all'intensa attività diplomatica anche quella di collezionista di opere d'arte e di benefattore. A Piacenza, sua città natale, realizzò, per la formazione superiore del clero, l'omonimo Collegio, che si è distinto fin dalla sua fondazione per l'impegno negli studi filosofici e scientifici, per la preziosa biblioteca e gli osservatori meteorologico, astronomico e sismico. È un vasto complesso architettonico che oggi ospita l'omonima Galleria; negli appartamenti del Cardinale è conservata una notevole collezione di dipinti, tra cui spicca I' Ecce Homo di Antonello da Messina; sono inoltre visitabili la Biblioteca, i Gabinetti di Fisica e di Scienze naturali. La chiesa di S. Lazzaro fa parte del complesso del Collegio e vi sono conservate le spoglie del Cardinale Alberoni.

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