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Tra la Valle Bergaiasca e la Valle Quarté

Presentazione

La catena montuosa che inizia con il Monte Belvedere, non lontano da Perino, e arriva fino al Monte Sant'Agostino, nel primo tratto, quello settentrionale, digrada a terrazze verso il torrente Perino. Così scendendo, ogni gradino intaglia una piccola valle in quella che dal corso d'acqua prende il nome; la prima, dall'alto, è la Valle Bergaiasca, sostenuta dal Monte Mangiapane, sotto al quale è il secondo scalino, quello della Valle Quarté. La conformazione fisica del territorio rende la prima molto appartata, anche un po' cupa, con l'incombere delle pareti rocciose che la delimitano a ovest e della pietraia che la chiude a sud; in realtà, se non ci si lascia suggestionare da un paesaggio che sarebbe stato caro ai pittori del romanticismo, la camminata che affronta chi percorre quest'angolo della provincia si svolge in tutta tranquillità, con il solo dispendio di energie fisiche, perché il dislivello complessivo non è trascurabile.

In cambio, più di una volta ci si ritrova, quasi all'improvviso, su magnifici osservatori naturali. Dal Poggio Alto, in condizioni atmosferiche ottimali, ma neppure tanto improbabili, si può contemplare l'arco alpino dalla regione marittima a quella trentina, oltre alle cerchie più vicine della provincia. E dall'estremità settentrionale della cresta del Monte Mangiapane, che chiude la Valle Bergaiasca, lo sguardo abbraccia le robuste pendici del dirimpettaio Monte Osero, con le rovine del castello di Erbia in bella mostra. La piccola Valle Quarté, più bassa, non può offrire gli stessi panorami, ma risulta più accogliente con il suo snodarsi tra i prati. Non è da trascurare neppure la presenza del rifugio gestito dall'Otp-Gea. L'edificio, pur essendo solitamente chiuso (con il necessario anticipo si può richiederne all'ente l'apertura), può dare comunque riparo dalle intemperie grazie alla sporgenza del tetto e ad alcune strutture accessorie nel piazzale.

L'avvicinamento in auto 

Arrivati alla piazza di Perino si gira a sinistra per il Passo del Cerro; quando la strada piega nettamente a sinistra per superare il torrente Perino la si lascia, andando dritto in direzione Villanova - Aglio. Poco dopo essere usciti da Villanova si segue la deviazione a destra per Costa Rodi; dopo meno di un chilometro si parcheggia dove sorge l'oratorio isolato di San Giuseppe, a qualche centinaio di metri dalle case di Costa Rodi.

L'escursione

Davanti alla chiesa, sull'altro lato della strada, inizia un sentiero che, in pochi minuti e dopo due biforcazioni, alle quali si è sempre rimasti a sinistra, raggiunge quello segnalato in bianco e rosso e numerato 157 che porta verso Aglio: lo si prende girando a sinistra. Presto si entra, mantenendo la propria direzione di marcia, nella strada che va verso il rifugio Otp­Gea. In 15 minuti si è al punto di raccordo della racchetta, dove sono in vista segnalazioni molto chiare: a sinistra il rifugio, a destra, in salita, dove ci si dirige, la Valle Bergaiasca, con il numero 153. Dopo due minuti un segnavia su un faggio invita a girare a sinistra; si cammina non lontano da un ruscello.

Dopo 10 minuti si incontra, e si trascura, una segnalazione per una miniera d'amianto dismessa. Ancora un quarto d'ora senza incertezze, la gola in cui ci si è immessi si chiude sempre più; un segnavia rosso triangolare e il simbolo di un calice indicano la sorgente che sgorga a sinistra del sentiero. Ormai si è in piena pietraia; i segnavia danno indicazioni di massima, occorre scegliere la traiettoria più conveniente tenendo presente che, al termine delle rocce, si proseguirà a sinistra, raggiungendo il torrente che da tempo si sta fiancheggiando. Rientrati in faggeta si affronta un tratto abbastanza ripido; quando la salita concede una tregua (è trascorso meno di un quarto d'ora) si nota a sinistra un diradamento degli alberi: è il primo, magnifico osservatorio sulle valli del Trebbia e del Po.

Il sentiero ha ormai abbandonato la Valle Bergaiasca e si è portato sulla cresta del Monte Mangiapane. Ci si immette sulla mulattiera che viene da destra, stando ancora in cresta, poi, arrivati a un bivio, si lascia il sentiero segnalato, che scende a sinistra, e si segue quello che sale a destra, verso il Poggio Alto. Sia per la nitidezza della strada, sia per la vicinanza della cima del monte si procede con sicurezza anche in assenza di segnavia. Prima della vetta si raggiunge uno sperone di roccia che offre una buona veduta a 180°, ma che si può trascurare per la vicinanza della meta, dalla cui altezza il giro dello sguardo è completo; ritrovato il segnavia (ma è quello dell'itinerario 151), prima di seguirlo a sinistra, come il percorso prestabilito richiede, lo si segue in direzione contraria, per salire sulla punta del Poggio Alto. La deviazione, sosta esclusa, non richiede più di 10 minuti tra andata e ritorno; quando si rientra si procede dritto (a sinistra se ci si riferisce alla provenienza dal Monte Mangiapane, ignorando la variante), rimanendo sul crinale ed entrando nel bosco.

In meno di 15 minuti si costeggiano altri due rilievi e si arriva all'incrocio con una mulattiera molto evidente: si gira a sinistra, abbandonando ancora il segnavia e iniziando la discesa verso Aglio. Poco a valle si incontra un abbeveratoio al quale è possibile dissetarsi; ai bivi si tiene come riferimento il Monte Mangiapane, alla cui estremità meridionale ci si va avvicinando. Dopo un quarto d'ora si guada un ruscello, o quello che ne rimane nella stagione asciutta, poi si incrocia il sentiero 153, che si era percorso in parte nella Valle Bergaiasca, ma si procede nella marcia verso Aglio, di cui si raggiunge la frazione Case Ghini in un altro quarto d'ora. Dopo le prime abitazioni si volta a sinistra, in una via che sembra, ma non è, chiusa; in fondo, difatti, dove si trova una fontana con il segnavia, curva a sinistra. Ormai si è nella Valle Quarté.

Per 5 minuti si cammina in moderata salita accanto a orti e campi coltivati, finché ci si inserisce su una mulattiera procedendo verso sinistra. Pochi passi più avanti si incontra un bivio al quale si tiene la destra, in piano, e 2 minuti più tardi ci si trova in analoga situazione: ancora a destra, ancora in piano. Dopo poco più di 10 minuti la strada si biforca: si tiene la diramazione di sinistra, evitando di imboccare l'altra, che scende verso l'asfaltata. In 5 minuti si esce dal bosco e ci si trova in un grande anfiteatro di roccia, generato dal fianco del Monte Mangiapane. Si segue l'ampia curva che lo percorre fino a lasciarlo alle proprie spalle. Altri 5 minuti e si passa accanto al rifugio Otp-Gea, e poco più avanti si ritrova il punto di raccordo della racchetta: a sinistra sale il sentiero 153 preso all'andata, ovviamente si procede dritto.

Si è ormai sui propri passi, ma attenzione a non confondersi: 5 minuti più tardi, dove la carreggiabile su cui si cammina piega a destra verso il basso, un cartello del Cai indica chiaramente “157 - Perino” a sinistra, dove inizia un piccolo sentiero ben evidenziato da una successione prospettica di segnavia; è la direzione da seguire. Si superano due pietraie, una piccola e una molto estesa, poi, circa 5 minuti dopo, alla fine di un campo aperto, si gira a destra stretto, in discesa, abbandonando il segna via. È il sentiero che in meno di 10 minuti riporta alla macchina.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero