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Dal Passo La Crocetta alla Pietra Corva

Presentazione

Il Passo La Crocetta è situato sul crinale che collega il Monte Mosso, sovrastante il paese di Cìcogni, al Monte Penice. Grazie alla sua ubicazione, il passo rappresenta la porta di collegamento tra la Val Tidone e la Val Trebbia, e l'itinerario qui proposto si affaccia ora sull'una, ora sull'altra valle, offrendo un buon compromesso tra soddisfazione e fatica, perché senza dover affrontare tratti ripidi, se non in poche occasioni di breve durata, si dominano ampi spazi dalle tre cime che si raggiungono, cime che possono diventare quattro con l'aggiunta della variante ai Sassi Neri, qui non prevista ma di facile attuazione. La prima vetta è quella della Pietra Corva (molte carte la indicano come "Pietra di Corvo", ma localmente prevale la variante femminile), un dente di roccia che emerge quasi all'improvviso dal bosco, ottimo punto d'osservazione sulla Val Tidone. Questa roccia è famosa, oltreché per la sua bellezza, per il giardino alpino che sovrasta, l'accesso al quale, però, è sul versante di Romagnese.

Dirimpettaio della Pietra Corva è il Pan Perduto, più arrotondato ed erboso, distante 500 m in linea d'aria dalla Pietra; da lì lo sguardo corre sui monti della Val Trebbia, con Pietra Parcellara e Monte Aserei ben in vista. In queste righe l'ascesa al Pan Perduto è lasciata per ultima, quando si è di ritorno, soltanto per distribuire uniformemente gli sforzi; nulla vieta di raggiungere la vetta subito dopo essere saliti alla Pietra Corva, durante l'andata. Il Groppo, delle tre sommità da toccare, è quella più affacciata sulla Val Trebbia, ed è anche la meno evidente, essendo morbidamente inserita in un crinale; niente di più facile che accorgersi di averla raggiunta soltanto dopo averla lasciata alle spalle. Tutta l'escursione si sviluppa quasi esclusivamente su sentieri; l'unica eccezione è rappresentata da 300 m di asfalto percorsi sulla strada che dal Passo Penice scende a Bobbio, necessari per raccordare l'estremità della racchetta.

L'avvicinamento in auto 

Arrivati a Pecorara si prosegue per Cìcogni e lo si oltrepassa. Si supera anche, senza imboccarlo, lo svincolo a destra per Praticchia, tenendolo come punto di riferimento, perché dopo qualche centinaio di metri si arriva al Passo La Crocetta, caratterizzato da uno spiazzo ghiaioso con una strada che parte per Schiavi (non segnalata) e una cappelletta su un piccolo rilievo, attorniata da piccoli pini; lì si parcheggia. 

L'escursione 

Già dove si è parcheggiata l'auto sono presenti i segnavia del sentiero 101, ma occorre non confondersi: il sentiero va percorso verso monte, non verso valle. Si cammina quindi per 50 m lungo la strada in direzione Passo del Penice, fino a un cartello di doppia curva sul sostegno del quale è verniciato un segnavia; lì, a destra, il sentiero 101 va verso monte, addentrandosi nel bosco, e si comincia a seguirlo. Per 5 minuti si è in salita fra gli alberi, poi si cammina in piano; gradualmente i faggi prendono il posto dei lecci. Dopo altri 10 minuti (la salita è ricominciata da poco), si incontra un bivio dove si volta a sinistra, come chiaramente indica il segnavia. Un quarto d'ora più tardi, al termine di una breve discesa, si tiene ancora la sinistra, verso monte, al bivio al quale si arriva. Sui segnavia saranno spesso riportate le indicazioni per Travo, alle spalle, e per Passo Penice, nel senso di marcia. Ancora meno di 10 minuti e ci si trova a un valico tra gli alberi dal quale, a destra, parte il sentiero per la sommità della Pietra Corva. 

Meno di 5 minuti bastano a raggiungere la cima; dove l'erba manca, e si cammina sulla roccia, è necessaria un po' d'attenzione, soprattutto in presenza di umidità o ghiaccio. Chi soffre di vertigini farà bene a fermarsi prima degli ultimi metri. Ritornati al passo (è questione di 3 minuti) si riprende il cammino interrotto e, in 5 minuti, si arriva al grande incrocio che è il Passo Pan Perdù. A sinistra, quasi di spalle, si sale al Pan Perduto (come anticipato, ci si penserà al ritorno); dritto davanti a sé si vedono due strade, tra le quali si sceglie quella di destra, con triangolo blu (in questa circostanza il segnavia biancorosso è collocato in modo infelice e lascia nel dubbio; il triangolo blu, d'altronde, apparirà spesso nell'andata), mentre si ignora quella di sinistra, che scende ed è contraddistinta da un doppio rettangolo giallo. In breve (2 minuti) una freccia invita a lasciare la mulattiera sulla quale si cammina per entrare, a destra, nel fitto del bosco; non è chiaro il perché della deviazione, visto che poco più avanti la variante rientrerà nella mulattiera. In 5 minuti si è a un altro incrocio, in cui il segnavia biancorosso invita sia a sinistra, sia a destra. A togliere dall'incertezza è la scritta "Il Groppo", a sinistra, preposta al sentiero dal quale si farà ritorno e che, per il momento, si trascura; si effettua dunque uno zigzag destra-sinistra, confortati dai soliti colori.

Raggiunto in meno di 10 minuti un cancello, sulla sinistra, lo si attraversa, avendo cura di richiuderlo; come sempre, in queste zone, lo scopo degli sbarramenti è soltanto quello di tenere raccolto il bestiame. Da comoda mulattiera, il sentiero diventa più ostico, introducendo di colpo in un'atmosfera alpina, confermata dopo meno di 5 minuti dallo spiazzo attrezzato al quale si arriva, in prossimità della Fontanassa. Una croce con effigie della Madonna e del Bambino, un cartello "voi siete qui" e un altro che riporta le specie vegetali endemiche: il pino nero, il narciso selvatico, la genziana di Koch e l'orchidea sambucina; unico animale segnalato lo zigolo nero. La ripresa del sentiero non è molto evidente, il segnavia va cercato con attenzione. Dopo meno di 5 minuti si è al Passo Sassi Neri, dove si lascia il biancorosso 101, che piega a destra, e si scende per quasi 10 minuti, guidati da tre pallini gialli, fino ad arrivare alla statale del Passo Penice, dove si gira a sinistra, verso valle, e si cammina per qualche centinaio di metri, fino alle prime case. Qui si entra nella sterrata a sinistra, contraddistinta da un segno "+" giallo impresso sia su un albero, sia su un cippo recante incisa l'iscrizione "Casa Malaspina".

Lasciate alle spalle le abitazioni, si cammina in moderata salita alla sinistra di prati digradanti verso il lontano Trebbia finché, un quarto d'ora più tardi, ormai in piena faggeta, si lascia il segnavia "+", che conduce a destra, e si sale seguendo il simbolo "=" giallo. 10 minuti e si è a un valico tra le piante; questo è il punto dove è più facile perdere l'orientamento, occorre intuire, più che distinguere, il sentiero, fino ad arrivare alla cima del Groppo, più bassa del valico. Si scende sulla destra in una radura fino a intersecare, e seguire a sinistra, uno stradellino che porta in pochi minuti al punto di raccordo della racchetta che si sta percorrendo, quell'incrocio dove si era trascurata l'indicazione "Il Groppo". In 5 minuti si torna al Passo Pan Perdù e, questa volta, si sale al Pan Perduto, splendida terrazza panoramica su Pietra Parcellara e Aserei. In meno di 10 minuti, sosta esclusa, si sale e si scende per riprendere la via del ritorno che, provenendo dalla sommità, è adesso a destra. Si valica il passo di Pietra Corva e si procede senza incertezze per mezz'ora, finché si ritrova la macchina.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero