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Dal Passo dello Zovallo al Monte Ragola

Presentazione

Per abbandonare la provincia di Piacenza ed entrare in quella di Parma, la statale della Valnure deve aprirsi un varco attraverso un'imponente catena montuosa che per un lungo tratto disegna il confine tra i due comprensori. Il passo prende il nome dal vicino Monte Zovallo, a sinistra per chi esce dal nostro territorio, ma è difficile accorgersi di quell'altura che si stacca di soli 80 m rispetto al livello del valico, soprattutto perché è ridotta al modesto ruolo di spalla per il colosso che le si appoggia, il Monte Ragola. Questo primo "millesette", al quale seguono, procedendo verso sud, i monti Nero, Maggiorasca e Bue, possiede un fascino particolare che gli deriva dall'imponenza della sua struttura, con la cima distribuita lungo una cresta di rocce, che emerge all'improvviso dal sottostante pianoro del Prato Grande, esteso fino alle conche in cui si raccolgono le acque dei laghi Bino e Moo e chiuso dalla gola in cui il torrente Lardana precipita per dar vita alle sue alte cascate. 

La conformazione del terreno e la rete dei sentieri consentono diversi approcci a questi luoghi di non comune bellezza: a piedi, naturalmente, ma anche con gli sci da fondo, anche se spesso sarà necessario portarli a spalla; o in mountain bike, rinunciando, in quest'ultimo caso, soltanto all'ascesa in vetta. Al riguardo, è bene precisare che la definizione "per escursionisti esperti" data nella scheda tecnica è motivata dalle poche decine di metri di avvicinamento alla cresta sommitale del Ragola. La salita si svolge con notevole fatica ma quasi senza pericoli; soltanto poco prima di affacciarsi alla cima si attraversa un tratto di rocce circondate da strapiombi ed esposte a forti e improvvise raffiche di vento. Può essere opportuno procedere "a quattro zampe", anche per accusare meno la forte pendenza ed essere pronti a ricevere consistenti spinte dall'aria turbolenta.

L'avvicinamento in auto 

Oltrepassato l'abitato di Selva si procede per poco meno di 10 km e si parcheggia al Passo dello Zovallo, ben segnalato, dove la banchina si allarga all'esterno della curva.

L'escursione

Si entra, se necessario scavalcando la staccionata, nel grande spiazzo a sinistra della statale (con riferimento alla direzione da Piacenza a Santo Stefano) e si arriva in un attimo a un bivio, dove inizia la salita; da sinistra si farà ritorno, si prende a destra, seguendo il cartello del Cai che riporta il numero di sentiero 035 e indica Prato Grande e Passo Pianazze. In meno di 10 minuti si esce dalla faggeta, al termine di una moderata salita, e si inizia a camminare in piano, sul crinale del Monte Zovallo, attraversando subito la recinzione che corre a sinistra, come ben segnalato dal marchio biancorosso, per lasciarla, da quel momento, sempre alla propria destra. La camminata si snoda piacevolmente a mezza costa tra i prati e qualche raro albero; dopo altri 10 minuti si scende un po' e ci si trova a un bivio. Davanti a sé un cumulo di terra con un traliccio dell'alta tensione, a sinistra e a destra il segnavia, per due tragitti diversi; si tiene la destra, lungo la staccionata, e pochi metri più avanti i due sentieri si riavvicinano per divergere poi definitivamente, ma questa volta corredati di chiare indicazioni: si lascia lo 035, diretto a Prato Grande e Passo Pianazze, e si tiene lo 037, a destra, per il Monte Ragola (e anche per Prato Grande, meno veloce rispetto al precedente); la salita al monte, d'altronde, sta inequivocabilmente iniziando. Per uno o due minuti si è tra gli alberi, poi si esce allo scoperto, tra ginepri tenuti bassi dal rigore degli elementi e sassi che affiorano ovunque su un pendio troppo ripido per trattenere efficacemente la terra.

La salita, tra le più impegnative che si possono incontrare dalle nostre parti, va affrontata con calma e determinazione, a passi brevi, tranquilli e regolari, senza mai allontanarsi troppo dalla recinzione alla propria destra, e in 10 minuti si raggiunge l'unico tratto pericoloso, con grandi rocce esposte al vento, da aggirare con molta cautela. Proprio qui, dove si cammina quasi a vista, il segnavia rivela tutta la sua utilità, essendo posto con intelligenza a indicare il percorso più sicuro e meno ripido possibile. In 10 minuti si raggiunge la croce posta all'inizio della cresta. Nonostante le apparenze non si tratta della cima, che si trova ad altri 10 minuti di cammino, ormai molto più sicuro tra rocce e prati in falsopiano; la particolare forma bombata del posto induce a ritenere vetta diverse alture che si incontrano prima della meta, riconoscibile per un'altra, recentissima croce, questa volta sommitale. Sotto è visibile il Prato Grande, per raggiungere il quale si segue il segnavia che, al momento, se ne allontana, dirigendosi sul crinale verso il parmense di cui il Ragola rappresenta la testa di ponte.

In qualche minuto si arriva a un primo cocuzzolo dove il segnavia scompare provvisoriamente, ma il sentiero, completamente in cresta, è agevolmente identificabile e porta, offrendo uno scenario stupendo sulle due valli che lo delimitano, a una sella e alla recinzione che la taglia; si gira a sinistra tenendo quest'ultima ancora una volta come guida finché, dai prati in cui si cammina, si arriva al margine del bosco e si ritrova il segnavia. Dopo 5 minuti occorre un minimo di attenzione per non lasciarsi sfuggire il bollo biancorosso, che si stacca dal filo spinato e piega a sinistra. In breve ci si affianca al torrente che scorre alla propria destra seguendolo fino ad arrivare a Prato Grande; all'altezza delle ultime piante, vicino al ruscello, si incontra una ricca segnaletica che, oltre a evidenziare destinazioni come i laghi Bino e Moo e il Monte Camulara, mostra chiaramente la strada 035 da seguire per tornare al Passo dello Zovallo, posta alle proprie spalle, se si sta guardando il cartello stando davanti al corso d'acqua.

Il breve tratto tra gli ultimi faggi incanala in diagonale attraverso il prato; come riferimento si può tenere il cono erboso che si vede poco più avanti, da aggirare lasciandolo alla propria sinistra, e subito dopo si supera allo stesso modo il successivo rilievo, fino a incontrare nuovamente il segnavia. Ormai è in vista la strada da imboccare verso sinistra, contraddistinta da due paletti posti al suo inizio. Per un quarto d'ora, prima in piano e poi in discesa, si cammina sotto la protezione del Ragola, a sinistra, e del Groppo di Pertuso, a destra, quindi si arriva al bivio che, a destra, scende verso l'abitato di Pertuso e, a sinistra, riporta al Passo dello Zovallo; si segue quest'ultima direzione, adesso allo scoperto e in discreta salita per un altro quarto d'ora. Quando la strada diventa pianeggiante si incontra una prima fontana alla quale è possibile dissetarsi, poi una seconda 10 minuti più tardi, poco prima di rientrare nel bosco e ricominciare l'erta finale, che porta, in un quarto d'ora, al valico ormai in vista del punto di partenza. Arrivare alla macchina è questione di 2 minuti.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero