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Da Selva di Ferriere al Monte Bue e al Lago Nero

Presentazione

Maggiore per estensione tra i laghi naturali della nostra provincia, con una forma vagamente ovale di 190 x 100 m e profondo 2,5 m, il Lago Nero è ubicato in una conca racchiusa tra il Monte Nero, da cui il nome, e il Monte Bue. È la zona più alta del Piacentino, e anche una delle più frequentate dagli escursionisti che, per accedere al bacino, hanno a disposizione almeno tre sentieri segnalati. Le pendici del Monte Nero, che digradano fino allo specchio d'acqua, ospitano, fra le molte specie vegetali, anche il pino mugo, del quale questo è l'unico insediamento nell'Appennino settentrionale. L'itinerario scelto è volutamente allungato dall'ascesa al Monte Bue, non necessaria a chi vuole soltanto trascorrere la giornata in riva al lago, ma consigliabile a chi, con un moderato sforzo aggiuntivo, vuole ammirare il panorama che si domina dai 1.771 m della vetta: a fondo valle è Santo Stefano, poi lo sguardo corre dal vicino Maggiorasca a vallate liguri a perdita d'occhio, alla Val Boreca, alla catena del Crociglia e del Carevolo fino all'Aserei e all'Osero. E, gradita sorpresa, se la giornata è propizia si può vedere un'ampia fetta di mare.

L'avvicinamento in auto

A Ferriere si segue la statale per il passo dello Zovallo. Si supera l'abitato di Selva e, dopo circa due chilometri, un cartello turistico indica la direzione (pedonale) per il Lago Nero. Il posto è riconoscibile per l'allargamento delle banchine e per la salita sterrata a destra; qui si parcheggia.

L'escursione

Si percorre per pochi secondi la salita sterrata prestando attenzione agli alberi alla sinistra: occorre prendere il sentiero 007, che è a sinistra, appunto, a circa 50 metri dal punto di partenza; il fogliame può nascondere il segnavia biancorosso, e l'accesso è un po' nascosto. Nella faggeta si sale abbastanza velocemente, costeggiando a tratti un corso d'acqua che incanala una piacevole brezza; il segnavia è frequente ma quasi superfluo, perché non si incontrano bivi. Dopo mezz'ora, sempre nel bosco, si passa accanto ad alcuni giganteschi macigni, rotolati forse a valle in epoche remote. Ancora dieci minuti e ci si trova alla radura di Fontana Gelata, punto di partenza di diversi tragitti. La fonte, il cui nome non lascia dubbi sulla freschezza, è ben indicata, comunque è sufficiente seguire per 30 metri l'acqua che scende dalla destra per individuarla.

Tornati alla sentiero, davanti a sé si nota il bivio che è il raccordo della racchetta che si percorrerà. Evidenti i cartelli: a sinistra sentiero 011, Lago Nero (chi non è interessato al Monte Bue può seguirlo, in trenta minuti sarà alla meta), a destra sentiero 007, Bivacco-Ferrata; si prende quest'ultimo. In venti minuti di consistente salita si è al Bivacco Sacchi; è un solido e spartano rifugio in lamiera attrezzato con sette posti letto, collocato tra alberi e grandi rocce che fungono da palestra di arrampicata per gli appassionati. Guardando l'ingresso del bivacco, il sentiero 007 (solito cartello Monte Bue) è visibile a sinistra, e per quello si prosegue. Dieci minuti di salita sempre accentuata e ci si affaccia sui primi prati sommitali; i monti Nero e Ragola sono ben visibili. 

Nei successivi dieci minuti la veduta si allarga meravigliosamente sulle montagne circostanti e sulle valli; si è a poche decine di metri dalla vetta del Bue, sulla quale spiccano l'albergo e la stazione della cabinovia, entrambi piuttosto malmessi. Se non si vuol dire a tutti i costi di essere arrivati in cima, si può evitare di raggiungere gli edifici; l’“acro-poli” è abbastanza squallida, e il panorama non cambia. La fase di salita è conclusa; si abbandona per sempre il sentiero 007, finora fedele compagno, e si segue lo 004, direzione Monte Nero, lasciando il Bue prima a destra, poi, progressivamente, alle spalle. Si cammina per circa dieci minuti durante i quali si costeggia un boschetto (alla propria sinistra) e si scende nella sella che unisce il Bue al Nero. 

È un grande prato, in mezzo al quale spicca il cartello che indica il sentiero 001 a sinistra; lo si segue e, in capo a cinque minuti, si torna nella macchia dove, su un percorso pietroso, si perde rapidamente quota. In meno di dieci minuti la strada si innesta in un'altra che scende; si procede verso valle per altri dieci minuti scarsi e, mezz'ora dopo aver lasciato la cima del Bue, si arriva al Lago Nero. Quando si riparte si riprende, ma per poco, lo stesso 001, lasciandolo quasi subito per lo 011, ben segnalato a destra con l'indicazione aggiuntiva Fontana Gelata. Al prato che si raggiunge quasi subito si tiene la sinistra e si rientra tra il fogliame, poi venti minuti di marcia senza sorprese e si è di nuovo a Fontana Gelata. In mezz'ora si ripercorre il tragitto dell'andata e si arriva all'automobile.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero