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Da Melesi all’Alta Val Borla

Presentazione 

Chi si addentra nella Val Boria per la prima volta ha la sensazione di trovarsi a un'altezza di gran lunga superiore a quella effettiva, che si aggira intorno ai 400 metri nei pressi di Melesi. Favoriti dall'esposizione a nord, infatti, vi crescono rigogliosi i faggi che, nella nostra provincia, fanno abitualmente la loro comparsa sopra gli 800 metri. E anche la modesta densità di popolazione contribuisce a rafforzare quell'impressione di luoghi alti e, comunque, lontani. 

Il Boria, che alla valle dà il nome, è un torrente che si immette nello Stirene al termine di un breve percorso lungo il quale si arricchisce delle acque di numerosi rigagnoli. A monte dell'abitato omonimo, l'alveo del Boria è profondamente racchiuso tra due coste parallele fittamente alberate: faggi, appunto, ma anche querce e castagni sono le specie in cui più facilmente ci si imbatte. La camminata qui suggerita non presenta pericoli, ma mette a dura prova la capacità d'orientamento a causa dell'assenza di segnavia e di lunghi tratti fuori sentiero, in un sottobosco a volte un po' chiuso dagli arbusti e da tronchi caduti.  

L’avvicinamento in auto

Oltrepassato Alseno in direzione Parma si gira a destra per Vernasca. Poco prima di raggiungere quest'ultimo paese si volta a sinistra, puntando sulla provinciale che corre a fianco del torrente Stirene. Ci si immette in questa girando a destra e seguendo le indicazioni per Trinità e Boria. Superato l'abitato di Boria (su alcune cartine è riportato il toponimo Silvani) si procede per circa un chilometro, fino al ponte sul torrente omonimo. Immediatamente prima del ponte parte, sulla sinistra, una sterrata per Melesi: la si imbocca e, dopo una ventina di metri, si parcheggia nello spiazzo sul bivio per Burgazzi. 

L’escursione 

Al bivio dal quale si parte si va dritto, ignorando il cartello per Burgazzi a sinistra. Si cammina sempre sulla principale, senza prendere in considerazione le diramazioni secondarie che ogni tanto si aprono; si rimane quindi sempre lungo il Boria, che si scavalca anche una prima volta, finché, in 10 minuti, si arriva a Melesi. Si attraversa il minuscolo abitato e si prosegue lungo il percorso che nasce dopo le ultime case, guadando subito il torrente. Per un breve tratto si intrecciano greto e sentiero, poi quest'ultimo si inerpica un poco, rimanendo per 10 minuti alla destra idrografica (il torrente è a destra) per poi guadarlo nuovamente e passare sull'altro lato. 

Dopo 2 minuti ci si immette in una carraia, svoltandovi a sinistra; 3 minuti più tardi si incontra un bivio e si sta a destra. Ancora 3 minuti e il sentiero entra letteralmente nel greto per una quarantina di metri, per poi uscirne di nuovo a destra. Altri 4 minuti e ancora si guada, per due volte quasi consecutive, dopodiché la strada sale con decisione. Per qualche minuto si rinnova l'intreccio di torrente e sentiero, poi, in un tratto in cui l'acqua scorre più in basso, alla propria destra, si ignora una deviazione che sale ripida a sinistra. Dopo 5 minuti si affronta un ultimo guado, passando alla sinistra idrografica (torrente a sinistra), e ci si viene a trovare in un sottobosco in cui del sentiero rimangono solo vaghe tracce; senza perdersi d'animo si procede in modo da seguire il corso d'acqua. L'incertezza finisce dopo 10 minuti, quando ci si immette a destra in una mulattiera, questa volta allontanandosi dal ruscello. In 5 minuti si arriva a un sentiero di crinale che taglia il cammino: lo si segue girando a sinistra, in salita.

Inizialmente la strada è nitida, e si trascurano le deviazioni, mantenendosi sul crinale, facendo così anche quando, più in alto, la vegetazione diventa un po' invasiva. In 10 minuti scarsi ci si immette a "T" in una carrareccia, girandovi a destra e tenendo subito dopo ancora la destra, al bivio che si incontra. In pochi passi si raggiunge una radura creata dai taglialegna e la si costeggia fino in fondo, seguendo la piega della strada; poi, quando si entra in un'altra carraia, la si percorre verso destra, salendo per un breve tratto e iniziando subito dopo a perdere quota. Dopo meno di 10 minuti si entra nella strada asfaltata che porta a Vernasca e si comincia a percorrerla verso destra, in discesa. In 5 minuti si passa accanto alla chiesetta della Madonna di Pione; volendo dissetarsi si può scendere accanto all'area attrezzata per picnic, a destra nel bosco per 200 metri, seguendo il cartello che indica la fonte, mettendo però in preventivo la possibilità di trovarla asciutta. 

Ritornati all'asfaltata, o sen­za averla mai abbandonata, si prosegue senza dubbi, transitando accanto ai contrafforti del Monte Vidalto, alla propria sinistra. Trascorsi 40 minuti dall'aver lasciato alle spalle la Madonna di Pione, passato già da diverse centinaia di metri il cippo chilometrico 24, si arriva a un ponte dal quale, in basso a destra, si vede un laghetto artificiale. Appena dopo il ponte si gira nella strada sterrata a destra, scendendo a costeggiare il bacino visto dall'alto, che si rivela recintato. Si prosegue per 10 minuti scarsi finché, su una curva a destra, dove la discesa si trasforma quasi in piano, un evidente sentiero si stacca a sinistra puntando verso il fondovalle; lo si imbocca e, quasi subito, si guada un torrente. Poco più avanti ci si trova al punto appena a monte di Melesi dove ruscello e sentiero si sovrappongono, e a Melesi si entra due minuti più tardi. Altri 10 minuti bastano a ritrovarsi al punto in cui si è lasciata la macchina.

Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero