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Da Marsaglia ai Groppi Del Lago

Presentazione

Grazie alla sua posizione tra Val Trebbia e Val d'Aveto, Marsaglia è un punto di riferimento privilegiato per escursioni che, al prezzo di sforzi sempre abbastanza contenuti, offrono soddisfazioni paesaggistiche di tutto rispetto. Sulle alture dei dintorni sorgono numerosi piccoli centri abitati che molte strade asfaltate raggiungono lasciando la statale che corre a fondo valle. Tra questi esiste una ragnatela di sentieri e mulattiere di collegamento che consentono a chi vuole spostarsi dall'uno all'altro, a piedi o con un fuoristrada, di non dover scendere e risalire, raddoppiando o triplicando la lunghezza del cammino, ma di rimanere sempre in quota o, perlomeno, di guadagnare o perdere soltanto il dislivello effettivamente esistente tra partenza e arrivo.

Per l'escursionista questo intreccio di strade nei boschi è un'autentica manna, perché rimanendo sempre a poche centinaia di metri dalla cosiddetta "civiltà" si trova immerso in fitti boschi, oppure transita nei pressi di cocuzzoli poco noti che consentono una facile ascesa. Il piccolo borgo di Lago, con i Groppi che lo sovrastano, esemplifica alla perfezione questa concomitanza di fattori; vi transita una comoda strada carreggiabile, ma vi arriva anche una mulattiera dal bosco, e dall'abitato stesso riparte un sentiero che sale alle cime dei Groppi aggirandoli in modo da rendere la pendenza più morbida. 

Così è possibile andare da Marsaglia a Lago toccando non più di 300 m d'asfalto, e quando si sale al crinale dei Groppi del Lago si gode di un bel panorama che, grazie a un favorevole allineamento con il corso del Trebbia, comprende la lontana ma inconfondibile Pietra Parcellara, ergentesi 18 Km a nord. Tutto l'itinerario è percorribile anche in presenza di neve, mentre la maggior parte, esclusi gli ultimi metri di salita ai Groppi del Lago, è a portata di mountain bike.

L'avvicinamento in auto

Superato il ponte di Marsaglia si entra, a destra, in uno spiazzo in fondo al quale, ancora sulla destra, la strada prosegue. Quasi subito si incontra, e si segue, la deviazione a sinistra per Moglia e Poggio Villeri. In meno di un minuto si arriva a un tornate sul quale, da sinistra, si innesta la sterrata proveniente da Moglia; lì si parcheggia. 

L'escursione

Si prosegue per il tornante in salita, lasciando Moglia alle spalle; il segnavia biancorosso è già presente e riporta il numero di sentiero 145. Dopo 10 minuti termina l'asfalto, proprio dove la strada si biforca, valicando a destra un torrente con un ponticello in pietra per raggiungere Poggio Villeri, oppure andando dritto, in direzione di Costa: si segue quest'ultima direzione, come il segnavia chiaramente suggerisce, e in 5 minuti si è alle porte dell'abitato. Si ignora la stradina che scende da destra a ridosso del primo fienile che si incontra (da lì si farà ritorno, poiché si è al raccordo della racchetta), e si gira a destra, invece, nel sentiero che parte dalla prima abitazione vera e propria, facendo attenzione a un particolare: una freccia rossa sullo spigolo dell'edificio invita a proseguire dritto, ma così facendo si entra solo in cortili privati; il segnavia è un po' più a destra sullo stesso muro, e segnala la necessità della svolta.

Si cammina a mezza costa tra prati, cespugli di ginestre e alberi isolati, con una bella veduta alla propria sinistra; dopo 5 minuti si guada un torrente, poi si sale e si arriva a un valico che si apre su altri campi prima di portare nella macchia di querce e lecci. Quando l'allineamento del sentiero lo consente, davanti a sé si vede l'imponente protuberanza rocciosa del primo dei Groppi del Lago, il più impervio. Un quarto d'ora dopo aver passato il valico ci si innesta in salita in una strada proveniente da sinistra; quando si è a ridosso del monte il sentiero piega a sinistra, mentre in alto, a destra, si affacciano le abitazioni di La Ca, che si raggiungeranno più tardi. Intanto, in 10 minuti, si entra a Lago, e quando si arriva alla fontana si sale a destra, attraversando il nucleo antico del paese; i segnavia sono presenti, ma manca un'indicazione di svolta proprio alla vasca. All'uscita dal centro (è questione di 1 o 2 minuti) si prende a sinistra su una carreggiabile inizialmente sterrata dalla quale si ha una bella veduta del Monte Lesima.

La strada, ormai asfaltata, scende leggermente in rettilineo; quando, dopo 2 minuti, piega a sinistra, la si lascia per seguire il sentiero che procede dritto e riprende a salire, ancora una volta confortati dal segnavia. La mulattiera non è meno bella delle precedenti; ancora le ginestre, poi i ginepri e giganteschi castagni che hanno preso provvisoriamente il posto dei lecci. Dopo 10 minuti, nel fitto del bosco, si incontra un bivio con ottimi cartelli del Cai: a sinistra per Pieve (è il proseguimento dell'itinerario 145), a destra (è la direzione che si segue) per i Groppi del Lago. Poco più avanti si fanno i conti con l'unica lacuna del segnavia, d'altronde veniale. Il sentiero sembra dissolversi in ampie radure alla propria destra, che occorre costeggiare, seguendo quel minimo di traccia che si riesce a scorgere, curvando molto lentamente verso destra; al ritorno tra gli alberi si trova il rettangolo biancorosso e si procede con sicurezza. In meno di 10 minuti il sentiero sembra finire in un'ampia strada, che si prenderà più tardi, verso destra, per arrivare a La Ca; in realtà la minuscola stradina piega stretta a destra su un rilievo erboso, parallelo per una decina di metri alla strada, e si immerge nel bosco. I Groppi sono d'altronde già ben visibili, quasi a portata di mano, ed è quindi facile orientarsi.

Il segnavia è ancora presente, ma lascia ancora nel dubbio quando si entra in una sella erbosa: la si attraversa stando a sinistra, in modo da ritrovarsi proprio davanti al sentiero al rientro tra gli alberi. In 5 minuti si arriva al primo Groppo, proprio davanti al secondo e ultimo, quello roccioso che incombe su Lago. Si può anche raggiungere quest'ultimo, scendendo nella profonda gola e risalendo; l'andata e il ritorno non richiedono più di un quarto d'ora, che in questa sede non sarà conteggiato. Tornando sui propri passi si faccia attenzione ai due segnavia che si incontrano su due alberi adiacenti: sembrano indicare una porta da attraversare, in realtà vanno intesi, con buono sforzo di fantasia, come freccia a destra; la memoria del passaggio dovrebbe comunque essere ancora fresca.

Quando si torna alla strada principale (non si incontrerà più il segnavia fino a Costa) si prende a destra per La Ca che si raggiunge in meno di 10 minuti, entrandovi girando due volte a gomito sulla strada asfaltata su cui si è arrivati, prima a destra, poi a sinistra (se non è chiaro, si consideri che le case sono lì, davanti a sé, e non è possibile sbagliare). Quando, entrati in paese (probabilmente tra simpatici e innocui cani da caccia ululanti}, si incontra una fontana dopo la quale si gira a sinistra in una strada vietata ai mezzi a motore. Si trascura un sentiero che, 5 minuti dopo, arriva da destra, come pure quello che, appena più avanti, sale a sinistra. La stradina, finora, ha fatto lasciare La Ca alle spalle; arrivata in prossimità di campi coltivati curva a destra e torna, naturalmente stando più in basso, verso il paesino. È il punto più critico per l'orientamento, perché non è possibile individuare un riferimento rigoroso: dopo un centinaio di metri un sentiero si stacca, a sinistra e verso valle, tra l'erba. Sembra un semplice ingresso in un campo, in realtà è proprio la strada da seguire; poiché la conformazione del terreno lo rende poco visibile per chi procede, è bene guardarsi anche alle spalle per vedere se, per caso, non lo si è già superato. Alla fine dei prati il sentiero piega a destra e si immerge nel bosco, divenendo molto evidente ma difficoltoso per l'affioramento di numerosi sassi aguzzi. Raggiunto un ruscello gli si affianca girando a sinistra e continua a scendere fino ad arrivare al primo fienile di Costa. La parte anulare della racchetta è ormai conclusa, si volta a sinistra sulla strada percorsa all'andata e in un quarto d'ora si ritrova l'automobile.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero