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Da Cima Colletta al Monte Lesima

Presentazione

Quella scavata dal torrente Boreca è una selvaggia valle laterale all'altra, principale, del Trebbia, sul fianco della quale si apre tra Ponte Organasco e Traschio. Si spinge fino al crinale di Capannette di Pej, rimanendo in territorio piacentino ma insinuandosi fra le tre province di Pavia, di Alessandria e di Genova. I paesi che sorgono sul versante settentrionale, primo fra tutti Zerba, il comune più alto del nostro territorio (775 m sul livello del mare), sono attraversati dalla strada che porta fino alla provincia di Alessandria, mentre quelli di testata, come Artana e Bogli, e del versante meridionale, come Tartago, Belnome e Pizzonero, si raggiungono con maggior fatica, percorrendo vie non sempre distinguibili dalle mulattiere. Questo fa sì che la valle sia rimasta un eden in cui fonti abbastanza attendibili affermano di aver individuato il lupo. Ciò non deve preoccupare: nel Parco Nazionale della Sila, in Calabria, dove il lupo è di casa e la gente transita tranquillamente, lo slogan riportato su tutti i cartelli è "sono cattivo soltanto nelle fiabe". Trovarsi di fronte il temuto predatore è statisticamente quasi impossibile; nell'improbabile caso, sarebbe il primo ad allontanarsi, spaventato quanto e più del turista dall'incontro ravvicinato del quarto tipo (quello ecologico).

A guardia di quest'ultimo paradiso nostrano stanno, maestosi custodi, il Monte Lesima e il Monte Alfeo, colonne reggenti l'arco della vallata. Se alla cima del secondo, leggermente più bassa (1.650 m), si può salire solo con una certa difficoltà, camminando tra boschi e prati, alla sommità del Lesima si potrebbe arrivare anche in macchina e senza mai lasciare l'asfalto, fatto stendere per consentire al personale di terra dell'aviazione civile di raggiungere il radar sommitale, quel gigantesco pallone che rende il monte riconoscibile anche da grande distanza. La strada è però chiusa al traffico non autorizzato, e non è certo nello spirito dell'escursionista muoversi seduto in una scatola di metallo. La camminata qui proposta si snoda per la prima parte sul manto stradale, ma prosegue su pascoli e sentieri che ripagano della fatica con il loro affacciarsi su incantevoli panorami; se si è fortunati, dalla vetta del monte, a 1.724 m, si riesce anche a vedere uno scorcio di Mar Ligure.

L'avvicinamento in auto 

Da Bobbio si sale al Passo del Penice, lo si oltrepassa e si gira a sinistra per il Passo del Brallo. A Brallo di Pregala si entra nella piazza e si imbocca la stradina che va a Bralello, non molto visibile davanti a sé, leggermente spostata a destra e, senza entrare in quest'ultimo borgo, si prosegue fino a Cima Colletta, dove si parcheggia.

L'escursione

Si cammina lungo la strada asfaltata, nella stessa direzione già seguita con l'auto. Come detto poco sopra, si può anche decidere di proseguire su quattro ruote per un altro chilometro e mezzo finché ci si arresta dove la carreggiabile curva a destra e un'altra stradina scende a sinistra, segnalata da un cartello del Cai; occorre quindi una certa attenzione per notarli, se si è in macchina. Ipotizzando di aver lasciato il veicolo a Cima Colletta, occorrono 20 minuti per arrivare al bivio; nonostante il Cai indichi il Lesima a sinistra (con il bel tempo la vetta è visibile proprio da quel lato), si sta sulla principale, a destra; dall'altra parte si farà il ritorno. Per una mezz'ora abbondante si cammina senza difficoltà, prestando soltanto attenzione alle eventuali automobili e godendosi il panorama sulle prime vallate pavesi.

Il punto in cui lasciare la direzione del Passo del Giovà, che fin dall'inizio si sta seguendo, è molto evidente: una strada, protetta da una sbarra non necessariamente abbassata e da cartelli di divieto di accesso, si inerpica a sinistra; appare anche il segnavia, finora assente, a rassicurare con il messaggio "101 -Monte Lesima Passo del Giovà". 

La salita è consistente, e solo dopo 20 minuti si ha un po' di tregua, quando si raggiunge il crinale; 10 minuti di saliscendi moderati e si arriva alla vetta, già da tempo visibile grazie al radar che, a sua volta, occulta la croce a traliccio metallico posta sulla vera punta del monte. A destra dell'impianto dell'aeronautica è evidente il sentiero che scende a Zerba con il numero 123 e dal quale ci si lascia guidare, superando quasi subito una staccionata. È piacevole incontrare subito una discesa che però (troppa grazia!) è scoscesa e infida finché si resta tra i prati, prima di immergersi tra gli alberi. Si è ancora sul crinale per un quarto d'ora, accompagnati da un puntuale segnavia; lo spettacolo è stupendo, accentuato da quella sensazione di volo che si prova quando si va verso valle per spazi aperti. 

Quando si entra nel bosco si è prossimi a lasciare la cresta, perché il punto estremo dell'anello è quasi raggiunto; dopo meno di cinque minuti si incontra un bivio molto evidente dove si prende a sinistra, lasciando il segnavia, che procede alla volta di Zerba. Per un breve tratto si torna a salire per scavalcare uno dei contrafforti del Lesima, la cui rocciosa parete di sud-est si sta costeggiando, poi si scende di nuovo fino a passare un cancello, mentre di fronte si erge il Penice, e meno di un quarto d'ora dopo essere entrati nella macchia si arriva a una strada che taglia e per la quale si procede a sinistra finché, un altro quarto d'ora più tardi, la si lascia andando dritto proprio su un tornante che piega a destra. 

In caso di dubbio, basta considerare che si rimarrà aderenti al fianco del Lesima fino a ritornare sul crinale non distante da Cima Colletta. Dopo dieci minuti ci si innesta, continuando ad andare dritto, su un sentiero che proviene da un albergo poco distante più a valle, ben visibile alle proprie spalle. Il cammino procede in salita, al fianco di rocce friabili sotto le quali è bene non sostare (fanno da minaccioso monito alcuni massi sparsi lungo il percorso), fino a portare in 20 minuti al bivio di raccordo della racchetta dove, nell'ipotesi di buona stagione, si è forse lasciata la macchina. Se, al contrario, l'escursione è iniziata a Cima Colletta, si affrontano gli ultimi, tranquilli 20 minuti di cammino sulla ritrovata strada asfaltata.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero