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Da Capanne di Cosola ai Monti Cavalmurone e Legna

Presentazione

La Val Boreca non finisce mai di affascinare. La fioritura della primavera, il verde intenso dell'estate, i colori caldi dell'autunno, il bianco aspro e intimorente dell'inverno: sono questi i volti di una terra profondamente scavata dal torrente impetuoso che le dà il nome. I monti che le fanno da contorno superano tutti, anche abbondantemente, i 1.500 metri, arrivando ai 1.724 del Lesima; è una caratteristica che ne fa una delle zone più alte della provincia. I crinali che raccordano le cime disegnano i confini tra quattro regioni: la Val Boreca, infatti, è una testa di ponte dell'Emilia incuneata tra Lombardia, Piemonte e Liguria. Particolarmente agevole è la percorrenza della dorsale che, scendendo da nord a sud tra il Monte Chiappo e il Monte Carmo, separa il Piacentino dall'Alessandrino. 

In mezzo a questa si incontrano i pascoli dei monti Cavalmurone e Legna le cui vette erbose, grazie all'assenza di boschi, che rimangono più a valle, sono ospitali osservatori naturali sui versanti dei torrenti Boreca, a oriente, e Borbera, le cui acque, tutte piemontesi, sgorgano proprio dalle pendici occidentali delle due alture, separate tra loro soltanto da una breve sella. Oltre al segnavia, presente per tutto il tratto d'andata, lunghe staccionate fanno spesso da guida nel cammino. Azzerate quindi le difficoltà di orientamento, soltanto l'incontro con bestiame libero al pascolo può generare qualche apprensione.  

L'avvicinamento in auto

Partendo da Piacenza si può salire al Passo del Penice e proseguire per il Passo del Brallo, poi per Cima Colletta e arrivare a Capanne di Cosola dopo aver superato il Passo del Giovà. Si parcheggia nella piazzola dell'albergo che si trova al valico oltre il quale si entra in provincia di Alessandria. Il Passo del Giovà, però, rimane chiuso per neve durante l'inverno; in quel caso occorre rimanere sulla statale 45 fin quasi a Ottone, voltando per Zerba appena passato Traschio, raggiungendo così ugualmente la destinazione.

L’escursione

Si imbocca la strada asfaltata a sinistra dell'albergo, seguendo le segnalazioni per Artana e Bogli. È bene non distrarsi perché, dopo 3 soli minuti di marcia, sulla destra si apre un varco tra gli alberi attraverso il quale bisogna passare, lasciando la carreggiabile; un cartello del CAI riporta il numero di sentiero 101 e la destinazione Monte Carmo. Si cammina al margine del bosco, gli alberi alla propria sinistra e i campi alla destra, entrando poi in un boschetto prima del quale si è ignorata una deviazione a sinistra. Ancora pochi passi e ci si immette, continuando diritto, in un sentiero che, da sinistra, proviene ancora dall'asfaltata lasciata in precedenza e rimasta finora parallela. Solo adesso la salita si fa impegnativa, e poco più avanti si passa oltre un cancello in legno solo accostato.

In 5 minuti si arriva a una prima sommità dalla quale si vede bene, davanti a sé, il Monte Cavalmurone; si procede senza dubbi affidandosi, oltre che al buon segnavia, alla staccionata di filo spinato che guida lungo la cresta e divide pascoli adiacenti. La vetta del Cavalmurone è raggiunta in un quarto d'ora, poi, continuando su quella sorta di montagne russe, si scende nella sella che raccorda al successivo Monte Legna. Sempre seguendo il crinale si arriva quasi alla sommità del Legna. Per toccarla realmente (una croce consente di individuarla con precisione) si deve costeggiare la recinzione nella sua piega a destra per qualche decina di metri, non passando, per il momento, oltre il cancello che vi si apre. Soddisfatti d'aver raggiunto anche la seconda cima, quella del Legna, appunto, si torna sui propri passi fino al cancello di cui si è detto, questa volta varcandolo (ci si ricordi di richiuderlo alle proprie spalle). 

Le salite, almeno quelle più impegnative, sono ormai finite; si scende nell'ampia sella che porta verso il Monte Carmo, evidente sullo sfondo, che in questa occasione si eviterà di raggiungere per non allungare troppo l'escursione. Il cammino prosegue in quella direzione per circa 10 minuti, finché ci si trova quasi nel punto più basso della sella; si prendano come riferimento un piccolo groppo davanti a sé, molto vicino, e prima di quello un cancello nel reticolato, sulla sinistra, dal quale ha inizio una mulattiera che piega a gomito rispetto alla direzione attuale: è la strada da seguire per iniziare il ritorno. A sinistra, quindi, attraverso il cancello; in lontanan­za, nella parte più bassa della valle, si distingue chiaramente il paese di Bagli, e sul versante opposto Suzzi. 

Il segnavia è ormai scomparso (non ci si muove più lungo il 101) o, meglio, è sostituito da due pallini gialli poco affidabili per le scarse frequenza e visibilità; d'altronde sbagliare strada è davvero difficile. Per un po' si sta nel bosco, poi si esce allo scoperto; dove il sentiero si disperde un po' nei campi è sufficiente cercarne la continuazione davanti a sé, una cinquantina di metri più avanti, dove riprende a salire leggermente. Intanto, sull'altro lato della valle, a destra, fanno la loro comparsa le lontane case di Pizzonero; poco dopo ci si immette, sempre andando dritto, in una mulattiera che scende dalla sinistra. Ancora 5 minuti e si arriva a ridosso dell'asfaltata che da Bagli sale verso Capanne di Cosola; ci si accorge, però, di essere all'interno di un recinto per il bestiame che fa da tappo alla stradina che si è percorsa. Nel caso non siano presenti animali è sufficiente scostare (e riaccostare!) il cancello per poter proseguire; in caso contrario, per evitare complicazioni spiacevoli è meglio tornare indietro fino a trovare un punto in cui dirigersi sull'asfaltata superando il filo spinato. Una volta sulla carreggiabile si procede nella direzione seguita durante il ritorno; 10 minuti più avanti si passa accanto al giardino di una bella casetta in legno, e in altri 5 minuti si arriva alla convergenza dell'altra strada, quella che, provenendo da destra, sale da Artana. Si continua diritto e, in 10 minuti, si ritrova il punto di raccordo dell'ideale racchetta che si sta percorrendo; ancora 3 minuti e si conclude la camminata. 

Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero