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Da Calenzano alle Cascate del Perino

Presentazione

Nonostante la bellezza dei luoghi e la loro relativa vicinanza a Piacenza, la notorietà delle cascate del torrente Perino si è affermata soltanto negli ultimi anni, grazie alle manifestazioni che la comunità di Calenzano ha organizzato per finanziare i lavori di ristrutturazione della chiesa, richiamando gente da ogni parte della provincia. In un tratto di circa due chilometri il corso d'acqua si incanala in una profonda gola e compie dodici salti, il più alto dei quali è di circa 17 metri. E come in certi spettacoli di teatro d'avanguardia, in cui palcoscenico e platea sono tutt'uno, chi vuole ammirare queste meraviglie naturali può arrivare fino alle conche scavate dall'erosione e camminare lungo il greto; può anche arrampicarsi sulle rocce da cui l'acqua scende, aiutandosi con i cavi d'acciaio stesi in molti punti. Quest'ultimo modo di affrontare l'escursione, però, è assolutamente da evitare se non si è muniti, come dice chiaramente il Cai nella carta dell'Alto Appennino Piacentino Nord, di casco, imbracatura, cordini e moschettoni, oltreché, ed è la cosa più importante, di esperienza su vie attrezzate. 

Sempre a questo riguardo, la segnalazione di difficoltà escursionistica da noi data nella scheda tecnica esclude categoricamente anche la più piccola arrampicata, mai necessaria seguendo le indicazioni di queste righe. Non è un caso che sulla carta già citata il Cai etichetti il sentiero con la doppia "E" di "Escursionisti Esperti". 

Un'altra considerazione riguarda i tempi di percorrenza: mai come in questo caso sono stati da ritenersi indicativi, a causa delle continue digressioni per scendere ai punti più suggestivi e tornare sui propri passi. Non si dimentichi, infine, di guardarsi intorno anche nel fitto della vegetazione: un occhio attento potrà riconoscere begli esemplari di pioppo nero (ma anche del più raro tipo bianco), di ontano e di salici rosso e ripaiolo.

L'avvicinamento in auto

Arrivati a Bettola, si gira a destra al termine del ponte e si seguono le indicazioni per Perino. Dopo circa 8 km, quando si è al Passo del Cerro, si gira a sinistra in direzione di Calenzano (segnalato). Raggiunto quest'ultimo abitato, si parcheggia nel piazzale prospiciente la chiesa. Al Passo del Cerro si può naturalmente arrivare anche da Perino, come certamente farà chi proviene dalla Val Trebbia. Qui si è scelto di dare Bettola come riferimento perché il tratto che la separa dal valico è di 4 o 5 chilometri più corto ed è meno tortuoso di quello proveniente dall'altro versante.

L'escursione

A sinistra di chi guarda la facciata della chiesa si nota una stradina che scende tra i campi, al cui imbocco un cartello indica le cascate. La si percorre in 3 minuti fino a raggiungere la carreggiabile che scende verso le case di Calenzano Fondo. Si procede fino a entrare nell'abitato, dove si trascura una deviazione a destra che punta chiaramente a una casa. In uscita dal borgo si piega nettamente a sinistra (si ignori, naturalmente, la strada che va dritto, chiaramente segnalata come senza uscita). Cartelli "artigianali" e il più professionale segnavia biancorosso del Cai, che riporta il n. 155 di sentiero (per Pradovera), sono sempre assiduamente presenti. Il terreno scoperto lascia il posto al bosco mentre ci si addentra nella stretta gola del torrente, che comincia a far sentire la sua voce.

4 minuti più tardi si vede, ma si ignora, un sentiero che scende a destra verso il fondovalle. Occorrono invece altri 4 minuti per arrivare al viottolo che, ancora a destra, si stacca da quella che finora è sempre rimasta una carreggiabile. Puntuale, il segnavia dice chiaramente che quello è il percorso da seguire; a destra, dunque, per imbattersi immediatamente nel rudere un po' tetro del Mulino Rié. Il sentiero prosegue alla sinistra dell'edificio, passando vicino a quel che rimane del suo tetto. Si è ormai alla lunga serie di cascate; un minuto e si lascia una prima volta il sentiero, con relativo segnavia, per scendere a destra verso la prima conca, che si raggiunge in pochi passi. È un assaggio della logica che guiderà tutta questa escursione: un percorso principale che costeggia il Perino con tante deviazioni per scendere ai vari bacini. Tornati sui propri passi fino al sentiero segnalato, si riprende la marcia per 2 minuti, poi, di nuovo, si scende a destra fino all'acqua e si torna indietro.

Altri 2 minuti, durante i quali il segnavia del Cai, evidentemente molto recente, aiuta anche ad aggirare un tratto franato, poi ancora una digressione a destra, questa volta accompagnata da una staccionata. Anche questa variante a fianco del torrente va a morire, ma è un po' più lunga delle precedenti e vale la pena di affrontarla. Un'altra volta dietro front, per ritrovare il sentiero, che da qui si allontana un po' dal fiume per riavvicinarglisi 3 minuti dopo, dove un'altra stradina scende alla riva. Consueta ricognizione, consueto rientro, e 4 minuti più tardi è proprio il percorso principale ad arrivare all'acqua. Poco più avanti si guada (ammesso che non sia del tutto asciutto) un ruscello proveniente da sinistra, poi ci si imbatte in un'altra diramazione. Con i successivi 3 minuti (la marcia, soste escluse, dura da poco meno di 40 minuti) il sentiero esce allo scoperto, in un grande prato a destra del quale, in fondo, si vede chiaramente la cascata più alta finora incontrata.

Resole omaggio e riguadagnata la posizione, si cammina per 4 o 5 minuti tra l'erba. Non è difficile mantenere la giusta direzione, perché sui tronchi delle piante sparse qua e là il bollo biancorosso non manca mai. Quasi a sottolineare l'uscita da quel paradiso, si piega leggermente a sinistra per passare tra due querce disposte come fossero stipiti di una porta ideale. In questa circostanza si dà l'arrivederci al segnavia, che prosegue per Pradovera. Per 3 minuti si segue una vaga traccia lasciata dai ripetuti passaggi di uomini e mezzi agricoli, finché si ritrova la carreggiabile che si era abbandonata al Mulino Riè. La si imbocca a sinistra, in discesa, e dopo meno di un quarto d'ora si passa accanto al bivio del mulino, raccordo tra l'andata e il ritorno della camminata. Dopo ulteriori 15 minuti si lascia alle spalle Calenzano Fondo (la chiesa davanti alla quale si è lasciata l'auto è già in vista) e si segue la carreggiabile fino al tornante a destra, dove si prende la stradina che sale fino a raggiungere il parcheggio.

Tratto da "Sentieri Piacentini" di Giorgio Carlevero