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Da Barchi ai Monti Busasca e Ronconovo

Presentazione

Quando ci si muove a piedi in montagna si alternano momenti che si potrebbero definire "d'atmosfera" ad altri che, mantenendo una terminologia un po' fantasiosa, sono meglio classificabili come "ad ampio respiro". Il più comune esempio del primo caso si ha quando si cammina in un fondovalle, immersi in un bosco, senza capire bene che cosa c'è al di là delle fronde degli alberi, ma sentendo la voce di uccelli invisibili, o il martellare ritmico di un picchio intento a sondare col becco una corteccia. Le grandi aperture panoramiche, invece, appartengono di diritto alla seconda categoria, alla quale si può ricondurre anche l'escursione che dalle vicinanze di Barchi porta a percorrere il crinale dei monti Busasca e Ronconovo. Strano a dirsi, le due alture non catturano l'attenzione più di tanto. Il sentiero segnalato transita a ridosso delle loro vette, senza però condurvi direttamente; spingersi fino ad esse (in particolare fino a quella del Busasca) camminando a vista è facile, anche se aggiunge poco alla soddisfazione complessiva derivante dall'escursione. 

I veri protagonisti in successione, che si lasciano guardare ma non toccare, sono invece le tre valli dei torrenti Dorbera, Terenzone e Boreca, e, soprattutto, il Monte Alfeo che, da quando ci si lascia alle spalle il Busasca, non smette quasi mai di mostrare i prati che ingentiliscono il suo maestoso fianco sudorientale. A mano a mano che ci si avvicina a quel gigante lo si vede sempre più di taglio, in una prospettiva compressa che, agli appassionati di fotografia, ricorderà quella tipica di un teleobiettivo. Anche in questo caso è possibile salire fino alla cima, ma al prezzo di una notevole fatica supplementare, che in questa sede non è prevista. Il segnavia fa la sua comparsa al Passo della Maddalena per accompagna re fino a Bertone; prima del valico e dopo il paese sarebbe del tutto inutile, dato che in quei tratti si percorrono strade carreggiabili prive di diramazioni significative.

L’avvicinamento in auto

Pochi chilometri dopo aver passato Ottone, appena entrati in provincia di Genova, si raggiunge Gorreto e si lascia la statale, girando a destra al cartello per Bertone. Si supera l'abitato di Barchi e si procede fino a un bivio dove i cartelli indicano Bertone a destra e Suzzi a sinistra. Lì si parcheggia.

L'escursione

Ci si incammina per la strada di sinistra, verso Suzzi, protetti dall'ombra di rigogliosi castagni per un quarto d'ora, fino a quando si esce allo scoperto. Proprio in quel punto, nel pascolo a sinistra, a qualche metro dal tracciato, si trova un abbeveratoio. Un altro quarto d'ora scarso e la strada, curvando decisamente a destra (non c'è nessun bivio), passa dalla valle del Dorbera a quella del Terenzone, puntando sull'ancora distante Passo della Maddalena. La salita è costante per mezz'ora, poi lascia il posto al falsopiano, poco dopo aver superato una baracca. Il tratto agevole prosegue per più di 10 minuti, finché si arriva al Passo della Maddalena, che si riconosce perché dalla sinistra sbuca un sentiero segnato dal CAI. È il momento di lasciare la strada principale, che scende piegando a destra, e di imboccare il sentiero che, sempre a destra, risale il crinale. Per trovarne l'inizio occorre tornare sui propri passi di qualche decina di metri, fino al limite di un recinto per il bestiame che sbarra il passaggio, e passare per il cancello (aperto o soltanto accostato) sugli stipiti del quale sono apposti due segnavia. Si cammina nel prato, al limitare del bosco, per 12 minuti, poi si raggiunge una sella dove si sta a sinistra, puntando verso un boschetto sempre guidati dal bollo biancorosso, e lasciando per il momento alla propria destra la costa del Monte Busasca. Meno di 10 minuti bastano per arrivare a una successiva sella, inequivocabilmente riconoscibile dall'improvviso apparire, sullo sfondo davanti a sé, del Monte Alfeo. 

Se si vuole salire al Busasca, questo è il momento: si lascia il sentiero, girando a destra e procedendo a vista nei prati. Una volta tornati indietro al percorso segnalato, si riprende la marcia interrotta, e dopo 10 minuti, mentre si cammina nel bosco e ci si affaccia all'aperto occorre prestare un po' d'attenzione per non sbagliare strada: il sentiero sembra procedere nel prato scoperto, davanti a sé, e un segnavia giallo, molto sbiadito, sembra invitare a rimanere tra gli alberi, a sinistra. Bisogna invece cercare, a destra, il marcatore biancorosso e affidarsi a quello; si è infatti ormai prossimi alla cima del Monte Ronconovo, ma bisogna allontanarsene piegando, appunto, a destra, dove si troverà quasi subito il cartello con l'indicazione "M. Alfeo - 119". 

10 minuti senza dubbi, poi si trascura un'apparente variante che procede diritto, curvando invece a destra (segnavia ineccepibile, piegato a boomerang). Poco dopo, un sacello sulla sinistra è il riferimento per non lasciarsi sfuggire la deviazione da seguire qualche minuto più avanti: mentre il segnavia a doppio triangolo giallo accompagna per la mulattiera principale, un sentiero più piccolo si stacca a sinistra, segnalato dal bollo biancorosso e dalla scritta, su un sasso, "M. Alfeo": si segue quest'ultimo e si arriva in un quarto d'ora all'importante incrocio con il sentiero 117 che sale da Tartago (un cartello lo indica chiaramente). 

Volendo salire sull'Alfeo si può procedere dritto; in questa sede, però, non si considera questa possibile variante, piuttosto faticosa, e si punta verso Bertone girando a destra, in discesa. Ancora a destra 8 minuti più tardi, per poi raggiungere, in meno di 10 minuti, un bivio in cui entrambi i rami hanno sono contrassegnati dal segnavia: a destra, in discesa, per iniziare un tratto lastricato tra muri a secco. Prima di entrare a Bertone, il che avviene 10 minuti più tardi, si passa per due successivi cancelli, entrambi solo accostati. Si attraversa il caratteristico borgo percorrendone la via principale (in centro c'è una fontana alla quale ci si può dissetare) e girando a sinistra intorno alla facciata della chiesa, trovandosi così all'inizio della strada asfaltata che scende verso Gorreto. Su quella si cammina per 40 minuti fino a trovarsi al bivio per Suzzi e, quindi, alla vettura.

Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero