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Da Badoni ai Monti Obolo e Solio

Presentazione 

Le strade che da Bettola salgono fino alla ragguardevole quota di Prato Barbieri sono tante, e non solo asfaltate. Chi ama muoversi come ai vecchi tempi può montare a cavallo e arrivare a destinazione attraversando prati e boschi, guidato da un'efficace segnaletica appositamente creata. Va da sé che i sentieri che costituiscono l'ippovia, per utilizzare un termine divenuto di moda negli ultimi anni, sono percorribili anche a piedi, naturalmente frazionati a misura di gambe umane anziché equine. Buona parte dell'itinerario che collega il Monte Obolo al Monte Solio, non lontano da Prato Barbieri, è costruito su questo criterio, al punto che, spesso, il segnavia giallo-azzurro destinato ai cavalieri aiuta anche i viandanti a trarsi d'impaccio. 

Le due cime, nascosta dalla faggeta la prima, scoperta nel versante meridionale la seconda, si raggiungono camminando abbastanza agevolmente sui crinali. Il ritorno alla base, che si è scelto di fissare poco distante da Badoni, avviene invece lungo le pendici delle due montagne, attraverso i tranquilli abitati di Monte Solio, le cui case guardano la valle, protette alle spalle dal monte omonimo, e di Varini.

L’avvicinamento in auto 

A Bettola si gira a sinistra prima del ponte (per chi viene da Piacenza) seguendo la direzione di Prato Barbieri. Superato Badoni, si parcheggia in prossimità dell'incrocio con le strade per Agnelli e Monte.

L'escursione

Si imbocca la strada asfaltata a sinistra, in direzione Monte di Groppoducale, come indica un cartello. Dopo 10 minuti senza incertezze si arriva al bivio che a sinistra porta a Monte di Groppoducale, a destra a Ca' del Monte: si tiene la destra per dirigersi verso quest'ultimo abitato, e 4 minuti più tardi si continua diritto, trascurando la strada che arriva da sinistra. Altri 5 minuti abbondanti e si raggiunge Ca' del Monte; lo si attraversa e, passata l'ultima casa, si entra nel sentiero che inizia dritto davanti a sé, infilandosi tra gli alberi. 

Un segnavia giallo-azzurro dice che si sta camminando lungo l'ippovia per Prato Barbieri. 5 minuti dopo, al termine di una discesa, ci si trova in un grande spazio aperto che, a sinistra, si lascia la mulattiera che si sta percorrendo proprio dove si trova la struttura di cemento di un acquedotto e si sale a sinistra, seguendo il solco generato da precedenti passaggi e dallo scorrere delle piogge. In 3 minuti si supera quel dislivello iniziale e ci si trova sul crinale, dove si cammina tenendo il filare di alberi alla propria sinistra fino a entrare nel bosco, dove la strada rimane molto evidente. Si sale per 10 minuti, alternando tratti ombreggiati ad altri assolati, poi, ormai alla quota massima del Monte Obolo, si sta in piano fino a incontrare, in pieno bosco, l'alta croce in legno che contraddistingue la cima propriamente detta della montagna. Un minuto dopo il sentiero si disperde un po' allargandosi ma, sostanzialmente, proseguendo sulla sinistra; procedendo da quella parte si arriva presto a una mulattiera che, questa volta ben marcata, punta a destra. La si imbocca e, in breve, si esce su belle radure in cui si cammina al limitare degli alberi, che restano alla propria sinistra per 5 minuti, fino al momento in cui, costretti a scegliere fra destra e sinistra dalla piega del campo, si volta a sinistra, in una stradina che rientra nel folto della vegetazione.

In 10 minuti il sentiero scende fin quasi all'abitato di Monte di Groppoducale; al bivio che a sinistra porta chiaramente alle case, si sta invece a destra (o, magari, si fa una visita al silenzioso borgo, tornando però poi sui propri passi), e si tiene ancora la destra al bivio immediatamente successivo, affidandosi un'altra volta ai segni dell'ippovia. 10 minuti più tardi ci si trova davanti alla prominenza del Monte Solio, sotto il quale, a sinistra, si vedono le abitazioni del paese omonimo. Nella sella di raccordo alla vetta si ignora il sentiero che scende, a sinistra, all'abitato e, camminando dritto nei prati, si punta decisi verso la cima, caratterizzata da un grande pannello per le telecomunicazioni. Dalla vetta si ridiscende nei prati ma piegando a destra (attenzione: a destra una volta voltate le spalle al cancello del recinto sommitale!) e costeggiando gli alberi fino a immettersi, a destra, nella stradina che va al paese. Paese che si attraversa 2 minuti più tardi entrandovi a sinistra e percorrendo una delle sue due vie parallele a piacere. 

Quando se ne esce si procede per qualche decina di metri fino a incontrare una mulattiera che taglia il cammino: la si imbocca a destra, in discesa, e subito si raggiunge la carreggiabile in cui si prende a camminare a sinistra, verso Varini che è già ben in vista. Superato anche Varini si marcia ancora senza dubbi per 10 minuti, finché la strada curva a sinistra a 90 gradi; appena passata la curva (davanti a sé si vedono le case di Badoni) si abbandona la carreggiabile e si imbocca la mulattiera che sale a sinistra. Dopo 5 minuti si arriva a un bivio e si sta a sinistra, poi si va dritto ignorando due successive deviazioni, una a destra, l'altra a sinistra. Ancora dritto si va, trascurando una strada con muro a secco a sinistra, quando il sentiero si disperde un po' in un campo, riprendendo però nitidezza alla fine di questo. Un altro minuto e ci si immette, in discesa, nell’asfaltata già percorsa in apertura d'itinerario; ancora 10 minuti scarsi e si è all'automobile.

Tratto da "Sentieri Piacentini 2" di Giorgio Carlevero