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Sella dei Generali

Come raggiungere il punto di partenza

Punto di partenza: Perino

Per chi proviene da Milano: uscita autostrada A1 Piacenza sud, tangenziale sud di Piacenza direzione Genova, SS 45 direzione Genova. Dall’uscita A1 a Perino 36 km.

Per chi proviene da Bologna: uscita autostrada A1 Piacenza sud, tangenziale sud di Piacenza direzione Genova, SS 45 direzione Genova. Dall’uscita A1 a Perino 36 km.

L’itinerario

Un giro breve, aspro e nervoso con pendenze spesso a doppia cifra; rampe da garage e discese tecniche su strade dal fondo tormentato. Partiamo dalla piazza di Perino, 208 mslm, direzione Bettola. Si sale subito, moderatamente, seguendo il corso del torrente; prima del ponte abbandoniamo la SP 39 e andiamo diritti, su asfalto sgranato per 2 km. Al cartello Villanova/Aglio si piega a destra e senza indugi si prende quota tra verdi praterie, cupi massicci ofiolitici, fitti boschi, rovine di torri di guardia. Il richiamo del cuculo è l’unico rumore che rompe il silenzio profondo. Arrivati ad Aglio, 618 mslm, dopo 11 km, la salita concede una provvidenziale tregua. Rifiatiamo, ci dissetiamo alla fontana e risaliamo, in maniera decisa. È la parte più dura del percorso; quasi interamente nel bosco; in meno di 3 km superiamo un dislivello di 300 m, con punte attorno al 14%, fino ad incrociare la strada proveniente da Mareto. Teniamo la destra, con la pendenza in netto calo per qualche centinaio di metri. La vista del campanile che svetta sopra alle nostre teste ci annuncia l’arrivo a Pradovera, 934 mslm. 

Qui l’orizzonte si apre; si sale ancora tra ampi pascoli, cartelli scritti a mano con pennello e vernice bianca, e qualche contropendenza che permette di recuperare respiro e lucidità. L’uscita dal bosco si materializza con la vista della grande statua bianca, con due grandi ali sul dorso, l’Angilon, raffigurante Santa Barbara, a 1.136 mslm. Arrivati al passo prendiamo a sinistra, aggirando la minuscola rotonda dove troneggia la statua e, sempre in leggera salita, tagliamo un vasto, brullo altopiano tra le basse recinzioni che delimitano i pascoli. Sullo sfondo, tra le cime più alte che fanno da corona, spunta seminascosta la sagoma di una piccola chiesa. Siamo ai 1.215 m di altitudine della Sella dei Generali. Un posto vuoto, isolato, solitario, ma dal fascino incredibile. Il cartello che indica il luogo è quasi illeggibile, sbiadito dal tempo e corroso dalla ruggine. Siamo come sospesi tra terra e cielo, con davanti un panorama che mostra pienamente tutta la bellezza sconosciuta dell’Appennino piacentino: pugni di case aggrappate alle pendici, santuari sopra picchi isolati, bianchissimi calanchi a rompere il verde della vegetazione, la linea zigzagante della strada che appare e scompare. In giro, come sempre durante i giorni feriali, non si vede nessuno. 

La discesa è filante, tecnica su fondo stradale discreto; dopo Peli, deviamo a sinistra e saliamo ancora su pendenze arcigne e secchi tornanti. La fatica si fa sentire, ma il passaggio nella fantastica pineta di S. Agostino, a 900 mslm, è balsamo potente per gambe e polmoni. Il profumo intenso dei pini ci accompagna per l’ultima parte del giro. In quota superiamo qualche mangia e bevi, ammiriamo un paesaggio quasi lunare, tra rocce verdi a bordo strada e la veduta più defilata della Pietra Parcellara ci annuncia l’inizio della discesa finale. Perino è sotto di noi, a 10 km, distesa placida sulla riva del fiume, che ci aspetta dopo un piccolo-grande giro di meno di 50 km con 1.400 metri di dislivello.

Tratto da "Cicloturismo in Libertà" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi