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Santa Franca

Come raggiungere il punto di partenza

Punto di partenza: Ponte dell’Olio

Da Milano o da Bologna: Dall’autostrada del Sole A1, uscire a Piacenza Sud, prendere la tangenziale Sud direzione stadio, proseguire per Podenzano, Ponte dell’Olio (km 25) percorrendo la SP 654 R.

Da Brescia: Percorrere l’autostrada A21 per Torino, seguire per Bologna, continuare sull’A1, uscire a Piacenza Sud, prendere la tangenziale Sud direzione stadio, proseguire per Podenzano, Ponte dell’Olio (km 25) percorrendo la SP 654 R.

Da Genova: Dall’autostrada A7 continuare sull’A21, seguire Piacenza Ovest, prendere la tangenziale Sud direzione stadio, proseguire per Podenzano, Ponte dell’Olio (km 25) prendendo la SP 654 R.

L’itinerario

Passo Santa Franca, 1280 mslm. Un giro di fine inverno di 67 km e 1200 metri di dislivello pedalati completamente nella Val Nure. Partendo dal centro di Ponte dell’Olio, 215 mslm, nell’ultimo lembo di pianura, imbocchiamo subito sulla sinistra la vecchia arteria stradale appena fuori paese, dopo aver dato una fugace occhiata al bel castello di Riva. Siamo distanti soltanto pochi metri dall’asfalto della SP 654 R, ma la differenza balza subito agli occhi. Biana, il muro di Montesanto, piccoli borghi fatti di case basse, defilati e quasi dimenticati, ma dove l’aria sembra già di montagna. Ritornati sull’arteria principale di scorrimento, entriamo a Bettola dove, prima del ponte sul Nure, deviamo a sinistra per scalare la prima asperità di giornata.

Abbiamo pedalato una dozzina di chilometri con qualche facile saliscendi; la gamba è calda e la salita, lunga quasi 12 km con pendenza media del 5 %, non presenta difficoltà di sorta. Solo un breve tratto di 500 metri, con un paio di ripidi tornanti dopo l’incrocio per Fontanavento, fino al Poggio a 518 mslm, ci costringe ad alzarci sui pedali. Poi si sale di buon passo e si arriva ai 929 metri di quota di Prato Barbieri ammirando un bel panorama con le vette circostanti spruzzate ancora di bianco. Sopra il piccolo altipiano, praticamente deserto, il sentiero asfaltato si restringe drasticamente, proprio davanti a noi; dalla pendenza che si intravede, s’intuisce immediatamente che, nonostante l’aria frizzantina, ci sarà parecchio da sudare.

Il cartello giallo indica “Santa Franca 5 km”. E, tolte un paio di contropendenze, sono chilometri tosti assai. Si sale a gradoni tra la neve immacolata che ricopre i campi ed il bordo della stradina. Giunti all’incrocio con la strada che sale da Morfasso, superiamo 2-3 secchi tornanti che ci regalano la tanto attesa e sospirata veduta della chiesetta dedicata al culto di S. Franca. Bianca, semplice, un piccolo quadro di pace e tranquillità, luogo di culto popolare fin dall’antichità. Un posto semplicemente perfetto: solo il silenzio ci fa compagnia, mentre il vento suona la sua musica. E non è ancora finita, al passo mancano 500 metri che affrontiamo con sicurezza perché le difficoltà altimetriche sono praticamente finite. Una salita quasi “clandestina” che ripaga ampiamente lo sforzo fatto, mantenendo metro dopo metro quello che promette. Adesso una ripida discesa di 3 chilometri ci proietta sul lungo falsopiano che ci porta ai 930 metri di altitudine di Groppallo; una corona di monti dalle vette imbiancate fa da sfondo alle nostre pedalate in souplesse.

Sulla destra fa capolino un’enorme pala eolica, che gira piano piano. Rifocillati e ricoperti dai kway che ritmicamente sbattono sopra le nostre spalle, ci godiamo la discesa su ampi tornanti con asfalto in buono stato fino a Farini, dove riprendiamo la provinciale che ci riporta, dopo una fastidiosa contropendenza, fino al nostro capolinea. Costeggiando il Nure, insolitamente gonfio di acqua, pedaliamo per 22 chilometri a buon ritmo, sfruttando il lunghissimo falsopiano in discesa senza incontrare praticamente traffico. Un giro semplice, fuori stagione, dal sapore quasi invernale ci ha permesso di intravedere scorci di paesaggio con colori molto diversi da quelli abituali. Le sorprese tra queste terre non finiscono mai.

Tratto da "Cicloturismo in Libertà" di Dino Schiavi e Graziano Majavacchi